Aurine una volta era vuota. Parlava solo della fienagione molto sudata che specialmente i Tiserotti e i Rivamontesi venivano a fare in agosto, portandosi poi a casa il raccolto sulle spalle.

Un sentiero carrareccio, proveniente da Frassenè per Le Gavade, passava sopra l'abitato attuale e sbucava al Pont del Fornion.

Durante la Prima Guerra fu costruita la strada militare, che correva parallela alla statale di adesso e che in parte è ancora visibile. A quel tempo le donne di S. Andrea, per cinque schei al giorno, raccoglievano nella cava naturale il pietrisco di roccia rossa e lo frantumavano col martello per fare il fondo stradale.

Cartolina del 1921.L ' albergo a rustico con le impalcature.
 
 La costruzione dell'albergo voluto da Bepi Bedont è a tetto. Due sorelle del Bedont guardano il bestiame, due turisti guardano il panorama. 
 
L'Albergo Forcella Aurine completato nel luglio 1922
 

La prima abitazione stabile fu costruita da Florindo Bedont, il bisnonno delle sorelle Alba e Giovanna.

Sarto militare, originario della Val Badia, era venuto da queste parti dopo la lontana guerra del 1848. La casa (visibile nella foto a fianco dell'albergo) si incendiò nel 1929.

(Una curiosità: questo accadeva il 5 dicembre e quell'anno non c'era neanche un grammo di neve, da quanto raccontano, e non rimase altro che tentar di spegnere il fuoco usando la terra).

Testi da "Ai piè della Croda Grande" mar1992.

Il pioniere del turismo a Forcella Aurine fu Giuseppe Bedont, figlio di Pietro e nipote di Florindo, e ancor oggi conosciuto come "il Badiòt". Egli costruì l'albergo nel 1921.

Doveva essere uomo molto dinamico e intraprendente. Aveva licenza per cave di ghiaia (La Cava sopra S. Andrea). Era agricoltore, albergatore, trasportatore, commerciante di legname. Teneva una stalla modello. Prima aveva i cavalli e poi il camion: il glorioso 18P con gomme piene. Era il primo della zona insieme a Buzzatti e anche la patente automobilistica, ottenuta a Milano, era a quanto pare la prima in provincia.

Il primo turismo a Forcella Aurine non era l'odierno turismo di massa, ma quello si può dire dell'alta società. Lo si nota dalle auto d'epoca nella foto. 

Gli ospiti provenivano da varie città venete e lombarde.

C'era il tennis, il gioco delle bocce illuminato (a quel tempo!). L'albergo aveva il cambio di valuta, l'ufficio postale. C'era la "balèra" che si vede in primo piano nella foto. Aveva un'orchestrina locale, «i sonador de Tiser», con fisarmoniche, chitarra, clarinetto, mandolino...(1)

Era frequentata da giovani dei paesi circostanti. Dicono non sia mancato qualche piccolo tafferuglio da far-west, o per gelosia o più spesso per i fumi della bevanda.

Solitamente facevano buona guardia i carabinieri che salivano da Agordo a piedi, o al massimo in bici.  Come è ben comprensibile, all’iniziativa era molto contrario il parroco Don Mosè il quale, scrupoloso e dati i tempi severo, aveva anche negato la benedizione della casa. La balèra però ebbe vita breve, perché fu trasformata in depandance, garage e dormitorio per il personale.

Una festa memorabile ci fu nel 1925 per la posa del cippo a Cesare Battisti sul Col de Luna, tutt'ora esistente. In quegli anni Cortina era in piena attività, e raccontano che Frassenè era una seconda Cortina.

A Forcella d'estate si alloggiavano anche un centinaio di persone, tra albergo e depandance.

L'attività turistica di Bedont Giuseppe ha certamente creato a quel tempo lavoro per molti, sia come agricoltori che come personale d'albergo. C'erano perfino i ragazzi in divisa da fattorino, azzurra e bottoni dorati, con la scritta «Albergo Aurine» sul berretto. Guardiano notturno era il Sig. Pristillo: aspetto da profeta biblico, barba bionda a mezzo petto. Ora (1992) vive in Casa di Soggiorno a Taibon, tale e quale.(2) 

Il Sig. Giuseppe negli ultimi anni aveva pensato concretamente anche alla chiesetta, donando il terreno a questo scopo. L'atto di donazione porta la data del 1962. Pensava alla chiesa come il completamento di un ambiente turistico, assieme allo sporte allo svago. I turisti stessi richiedevano spesso il servizio religioso e c'era sempre qualche prete villeggiante.

 

Testi da "Ai piè della Croda Grande" mar.1992.

(1) Uno dei "sonadori da Tiser" era Emilio Selle, padre del Bepi Selle. Si racconta che per ogni ballo il cavaliere doveva pagare 5 schei. (5 centesimi)

(2) Stalliviere Pristillo è deceduto nell'Ospedale di Agordo il 12 luglio 1996 all'età di 91 anni.