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Cartolina databile 1925. L'albergo alla Posta è ancora di due
piani. |
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La piazza
del capoluogo di Gosaldo - DON - sulla sinistra la chiesa, che nella
cartolina non si vede, l' albergo alla Posta, il vecchio municipio, le
Gioane (tabaccheria e ora anche rivendita giornali) ed il monumento ai
Caduti.
Don Mosè
racconta che Don Rossi, l'allora parroco, voleva costruire una casa per
il mansionario e per l'amministrazione comunale con i materiali avanzati
dalla costruzione della chiesa. "Allora il comune
non aveva che una stanzetta umida e piccola qui nella casa di Marcon
Benvenuto e non è molto che vi si leggeva "Ufizio Comunale".
In un unico edificio si fecero municipio, scuola e
appartamento per il mansionario. La delibera riguardante la costruzione
del municipio è stata votata il 16 agosto 1868.
Oggi gli uffici comunali
sono in un nuovo edificio e il vecchio municipio ospita il
"Museo
etnografico" curato dal Gruppo Ladin de Gosalt.
Si consiglia una
visita. |
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Lavori per la
soprelevazione
di due piani dell' Albergo alla Posta. Anno 1930 |
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La
piazza negli anni '40. |
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Anni '50, non c'è ancora il caratteristico negozio di Pradegan
Bruno. |
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Tre
inquadrature della piazza negli anni 1950. |
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La
piazzetta della Canonica con la vecchia fontana (a due getti). |
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Gosaldo dal Col de la Cesa. |
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La
piazza del capoluogo dal Col de la Cesa. |
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La
piazza è sempre stata il palcoscenico di tutti avvenimenti lieti e tristi,
importanti e non che si sono succeduti a Gosaldo. Inaugurazioni,
discorsi, furibonde partite sullo sterrato di noi ragazzi, tragedie, come i tristi
giorni dell' alluvione. Fino a qualche decennio fa il momento "clou"
della giornata era l'arrivo della corriera.
Bressan Pietro, classe
1920, nella foto sotto è il bambino in prima fila, nella poesia descrive quel particolare momento con struggente nostalgia. |
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LA
VECCHIA CORRIERA |
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Anni '20.
Corriera della società : SERVIZIO ALPI DOLOMITICHE. |
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Na vécia coriéra
de i àni che fù
la varde in sta foto
con mi montà sù.
Vardandola adès
la par sbazegòna
ma a i tempi de alora
l paréa na siorona.
No avée che zincàni
apena sonài
con quatro fasisti
insieme montài.
El Cesco de i Ganz
che l féa da sofòr
e insiéme a tanti altri
me santol Remor.
Siòn pochi restài
de tuta sta zent,
ò sol che n ricordo
stampà te la ment.
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Che bel da boceta
spetar vegnér sera,
co i òmi e co i conze
la vecia coriéra.
Sesantazinch zerto
l é i àni che ncoi
podon ramentar
la foto de noi.
Te pense, o coriera
da l qiért postizà,
in mez nevegade,
stradon ingiarà.
En sani a i bagài
viandanti e a la posta
e a tute le sere
co féa la so sosta.
Encòi bele e lustre
le varde rivar,
ma proprio no ò pì,
nisun da spetar.
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