|
||||||
|
||||||
Si racconta che, successivamente, nei primi giorni di maggio 1945, alcuni uomini col fazzoletto rosso al collo (ed in quei giorni Milano era piena di questi patrioti che volevano sostituire la vecchia dittatura con una nuova) si presentarono davanti al nonno Luigi, in tipografia, con l'accusa di aver stampato materiale per i fascisti. Furono presi a calci ... e non si fecero più vedere.... | ||||||
|
||||||
|
||||||
Nel 1944 tutta Milano era disseminata di comandi e caserme. Il “servizio sicurezza“ delle SS si trovava in corso Littorio 10 diventato poi C.so Matteotti e numerose furono le polizie politiche fasciste, la Legione Muti, la X Mas, le Brigate nere e la banda Kock. Almeno otto furono i corpi investigativi che operarono indipendentemente l’ uno dall’ altro con proprie carceri. In Via Rovello 2, vecchia sede del Piccolo Teatro, un tempo cinema Fossati, la Legione Muti istituì la propria caserma al comando di Francesco Colombo, un pregiudicato per reati comuni nominato vicequestore dal ministro degli Interni della RSI. In via Tivoli si trovava invece la caserma “Salinas”. A dirigerla il capitano Pasquale Cardella, lo stesso che guidò il plotone d’esecuzione in piazzale Loreto, il 10 agosto 1944, per fucilare 15 patrioti. L' edificio era il vecchio Istituto Tecnico Commerciale "G.Schiaparelli", dove negli anni '50 io e mia moglie Adriana ci siamo conosciuti e diplomati. Con la costruzione della linea MM2 l' edificio fu distrutto ed oggi si trova solo un giardinetto, davanti al teatro dedicato a Giorgio Strehler. Il nuovo Piccolo Teatro. Ma il covo della banda Koch, VILLA TRISTE, così soprannominata per le torture che vi si infliggevano, si trovava in via Paolo Uccello 17-19, zona Lotto-San Siro. Una villa storica. |
||||||
|
||||||
Qui nel 1821 il conte Giuseppe Pecchio organizzò una riunione per richiedere l’ intervento di Carlo Alberto contro gli austriaci. Un confidente della polizia li denunciò. Federico Confalonieri e altri patrioti finirono nel carcere dello Spielberg. La proprietà passò a Temistocle Fossati e la villa fu considerata monumento nazionale.
Nel giugno del
1944 vi si installò Pietro Koch, proveniente da Roma,
dove aveva gestito un “Reparto Speciale della polizia repubblicana”,
su incarico del capo della polizia, Tamburini. |
||||||
|
||||||
L'avvocato Trinca Armati dirige un fantomatico "ufficio legale", vicecapo della banda è un italo argentino, Armando Tela. Uno degli autisti di Koch è Raul Falcioni, già dei GAP. A Milano la Banda continua con efficacia la caccia ai partigiani ed il lavoro viene apprezzato dai tedeschi. La guerra era persa, questo lo sapevano tutti, e mentre molti iniziavano a pensare a come salvare la pelle, Pietro Koch si compiaceva di girare per Milano in elegante cappotto di cammello, scarpe lucidissime, con un perenne effluvio di profumo che lo seguiva. Solo in chiave psichiatrica si può infatti spiegare la condotta di quest'uomo; se i suoi scherani, piccoli anonimi mostri, potevano sperare di farla franca, lui, il "dottor" Pietro Koch, era ormai prigioniero della sciagurata notorietà che si era costruito.
Furono gli stessi fascisti a porre fine all'attività della Banda; Koch fu di intralcio in loschi traffici a qualche pezzo grosso della Legione Muti. Fra il 24-25 settembre 1944 VILLA TRISTE venne circondata da una compagnia di militi della Legione Autonoma Ettore Muti, al comando del questore Bettini e dopo uno scambio di fucilate, fece irruzione nella villa, arrestò una trentina tra uomini e donne che si trovano nei locali, sequestrò denaro, gioielli, orologi e altri oggetti di valore. I reclusi, invece rimasero per alcuni giorni nella Villa, non più in cella, ma sotto quardia della Muti ed in seguito portati a San Vittore, salvo sei che furono internati in Germania. A pagina 37 del libro, lo zio Giovanni elenca i nomi delle persone recluse a Villa Triste.
Il 17 dicembre 1944, fu addirittura il dottor Renzo Montagna, capo della polizia ufficiale ad arrestare nel bar dell' Hotel Plaza (incredibilmente, in una città in cui mancava tutto, qui era possibile trovare tutti i generi di lusso) Pietro Koch mentre stava sorseggiando un liquore. Il giovanotto fu ammanettato e disarmato (in tasca aveva una pistola tedesca, regalo del suo amico, il capitano SS Saewecke). Koch venne internato a Maderno, e successivamente rinchiuso a San Vittore. Ma aveva ancora degli amici, e pochi giorni prima del 25 aprile 1945 venne liberato dalle autorità fasciste che non si sentirono di lasciarlo in mano ai partigiani. Coi capelli tinti di biondo e con documenti falsi si recò a Firenze. Qui ebbe notizia che la sua ultima fiamma, Tamara Cerri, era stata arrestata, e allora non ebbe esitazioni: come se volesse concludere con un bel gesto la sua sciagurata avventura umana, andò in Questura e si consegnò alla polizia. "Se avete arrestato Tamara Cerri perché vi dica dov'è Koch, potete liberarla. Koch sono io, arrestatemi". Il 5 giugno 1945 Pietro Koch, dopo un breve processo davanti all'Alta Corte di giustizia, venne fucilato a Roma, a Forte Bravetta. In cella aveva chiesto l'assistenza di un prete, che gli fu concessa. Calmo, impeccabilmente pettinato, prima di sedersi davanti al plotone formato da venti Guardie di Pubblica Sicurezza si preoccupò di assestare con la mano la piega dei pantaloni. Tutta la scena venne filmata. Regista d'eccezione un giovane della ricca borghesia milanese: Luchino Visconti. Anche Luchino Visconti era stato arrestato da Koch ma venne rilasciato dopo pochi giorni di arresto per intercessione dell'attrice Maria Denis. Fornirà in seguito testimonianze agghiaccianti sui metodi del Reparto Speciale. |
||||||
|
||||||
BIBLIOGRAFIA
|